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Italo suite (Upadish, Male, Aquila, Verit​à​, Bambino, Fluusai)

by Felice Campora

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about

00:00 Italo e Upadish (dal capitolo I)
07:43 Le ragioni del male (dal capitolo IX)
10:04 L'aquila della profezia (dal capitolo XXXIII)
13:37 I racconti di Verità (dal capitolo XIV)
16:37 Il bambino della montagna (dal capitolo VII)
23:40 Verità Fluusai (dal capitolo LXI)

lyrics

Lyrics by Felice Campora from "Italo re degli enotri"

1. Italo e Upadish – il primo dialogo
«La reggenza di tua madre non durerà a lungo. Nonostante tu sia molto giovane, presto sarai chiamato a sostenere il destino del tuo popolo con il titolo di Re.»
«Lo so. Conosco il mio compito e non intendo fuggire. È vero, sono chiamato a guidare il mio popolo. Ma sento di non essere ancora pronto. C’è qualcosa di me che non ho compreso, e voglio che tu mi indichi la via per trovare le risposte alle domande che mi assillano.»
«È così. Hai lo sguardo esitante. Io non posso darti le risposte che vuoi. Però conosco qualcuno che può aiutarti!»
«Chi è?»
«È una donna, si chiama Verità. È l’unica persona che potrà indicarti una via di giustizia.
«E dove abita?»
«Guarda oltre quelle alture.»
«Dimmi i nomi di quei luoghi.»
«Quelle alte terre sono le montagne di Vian Luvko, giovane erede. Sono terre magiche, dove le cose accadono per volontà superiori e non per nostra scelta. Hanno praterie vastissime, azzurri laghi, enormi pareti rocciose, fitte foreste... E da ognuno di questi luoghi potrai vedere l’altissima montagna nera che si chiama Aiso Grabba; tu raggiungi le sue pendici meridionali, dove si posa il lago Iuklei. Ricorda: esso è lungo come un serpente e bagna più di una valle nella direzione del corso del sole. Su quelle rive io ti dico che incontrerai Verità.»
«A chi appartengono quelle terre?»
«A chi saprà nominarle. Oggi sono chiamate Enotria, ma percorrendole scoprirai che non hanno ovunque lo stesso nome, e che proprio sui loro nomi sorgono terribili contrasti tra i suoi abitanti, mentre le terre rimangono sempre tali. Dormirai in luoghi freddi e inospitali, incontrerai ingannatori che faranno di tutto per fermare il tuo cammino. Ma tu segui fiducioso i sentieri dei pastori, senza paura delle notti tenebrose né orgoglio per i giorni lucenti. Opera seguendo i modi della tua antica stirpe e nel pericolo rivolgiti alla natura, ché in essa troverai continua benevolenza.»
«Upadish naturalmente non ha mai visitato i luoghi dove abita la donna che devo trovare! E non ha mai oltrepassato le alture sopra il villaggio, certamente. Da quando io sono nato, Upadish non si è mai mosso dal villaggio e così mio padre diceva del tempo prima che io nascessi. Eppure lui indica con precisione gli esatti cammini per quello o quell’altro luogo. Vai di qua, vai di là, gira intorno a quella montagna, attraversa il fiume... Com’è mai possibile se non si è mai mosso dal villaggio?»
«Te l’ho sempre detto, giovane erede: raccolgo le storie della tradizione. E in esse si narra del passato e del futuro di queste terre – inoltre sono ben citati anche i nomi dei luoghi. Ed ora che mi avvicino alla vecchiaia, più perdo la vista delle cose vicine più chiaramente vedo quelle lontane. Forse non mi crederai, Italo, ma se riuscirai a trovare Verità diventerai un re così grande che il tuo nome sarà ricordato per un numero di generazioni superiore a quello di tutti i pali con cui sono costruite le capanne di Maatuis. E il tuo nome sarà usato per definire i confini di una terra vasta e meravigliosa, ancora più grande dell’Enotria, ricca d’altri mari, di boschi e di immense pianure. E così il nome di Italo sarà pronunciato per sempre.»
«Ma non è possibile, vecchio raccontatore! Come fai a conoscere luoghi tanto avanti nel tempo?»
«Sei come tuo padre. Anche lui era solito farmi questa domanda. Poi, un giorno, non me la fece più.»
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2. Le ragioni del Male
Heriam girò lo sguardo verso Pelleno. Vide che di fronte alla minaccia il semplice pastore aveva alzato le sopracciglia timoroso. Allora l’ingannatore si girò interamente verso di lui. «Io non ho niente da nascondere, Pelleno dei boschi» disse. «Non sono come quei falsi buoni che tentano inutilmente di amare il loro prossimo. Io sono quello che sono e non ho alcun motivo per essere diverso. Sono cattivo e seguo il mio destino più fedelmente di quelli che non hanno il coraggio di farlo. Perché se non riesco a fermare il viaggio di questo ragazzo, un’immensa malinconia si abbatterà su di me, trasformandomi in breve tempo in un misero essere umano vittima ogni giorno delle sue irresoluzioni.» Poi spostò sguardo e corpo verso la donna. «Racconta, dunque, volpe o donna. Ascolto.»
Così dicendo si sedette dov’era, sotto i cesti, proprio accanto alla ruvida tenda dietro la quale dormiva il pastore di carne.

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3. L'aquila della profezia
«La donna che ti ha parlato non c’è più» fece la voce tremula di Dunum. Italo fece dei piccoli gesti d’assenso con il capo (Sì, non c’è più, diceva senza parlare) e lei rispose con un timido sorriso che diceva: Il mio compito è concluso. E insieme s’incamminarono lentamente verso l’accampamento. Scomparvero così oltre gli alberi e il luogo rimase deserto. Solo il Narratore poteva ora avere gli occhi sulla scena, ed ecco cosa vide.
Un’aquila dalla testa bianca che apparve nel cielo della sera e discese velocemente sul luogo. A terra, chiuse ella austera le ali e si guardò per lunghi momenti intorno, muovendo a scatti il capo bianco e avviandosi verso il luogo in cui Italo e Verità s’erano incontrati. Quando vi giunse, si mise nel preciso punto in cui Italo aveva sostato e mosse il capo come a imitare il suo parlare; si spostò poi sul punto in cui era stata Verità e mosse il capo e il collo con significato, come per ripetere i suoi gesti di rivelatrice. E così fece un’altra volta, nelle due diverse pose: muoveva il capo e apriva e chiudeva il becco come se lei stessa fosse prima Italo e poi Verità, imitando ciò che le due figure avevano fatto fino a poco prima. Poi si allontanò di qualche passo, aprì le ali, prese una breve rincorsa e si rimise in volo. Guadagnò gradatamente altezza e fece delle ampie curve, giungendo a sorvolare il limitare del bivacco, tenendosi ben nascosta dagli sguardi degli uomini ma gettando il proprio, perfetto e intenso quanto fugace e comprensivo, su di loro. Con volo energico e potente riguadagnò quindi le cime da cui era venuta, scomparendo anche per il Narratore dietro una lontana e scura roccia.

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4. I racconti di Verità
«Ma se Heriam è solo una fra le tante forme del Male, allora il sa- crificio di Enotro è stato inutile?»
Verità lo guardò malinconica. «No. Enotro era giusto, e nella giustizia io regno indisturbata. Mio amato sospiro della notte» disse poi accennando un sorriso, «alcuni credono che queste storie siano leggenda senza materia, flebili presenze inventate da sognatori; che i personaggi di questi racconti non siano reali e veri, ma solamente il frutto della fantasia di narratori senza sonno. Ma verrà un giorno in cui questi uomini torneranno tra di noi corposi e veri, in tutta la loro forza, e saranno artefici di cambiamenti belli e consonanti alle antiche tradizioni. Guarda: questo mio petto allatterà il loro ricordo. Prendilo, pesa i miei seni sulle tue mani, sostienili. Allo stesso modo di come tu ora sollevi questa vita mia, i saggi e potenti re della tradizione torneranno in vita e scacceranno i mercanti egoisti che vogliono l’oblio delle storie e delle leggende della tua terra. Ora percorriamo ancora la grotta» fece poi staccandosi dolcemente. «Questo altissimo corridoio ci induce a proseguire.»

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5. Il bambino della montagna
Possiedo una mente che parla e comprende i pensieri degli altri; per questo, fin da piccolo cominciarono a conoscermi per ogni città. Ben presto non mi restò altro che salire su questa cima.
Da qui vedo anche luminosità a voi nascoste; e riesco ad ascoltare suoni che gli esseri umani non sono in grado di percepire. Tu li senti? No. Lo immaginavo. Ora ti spiego: gli astri si muovono continuamente dirigendosi verso luoghi ogni volta nuovi, ed è proprio questo continuo muoversi che produce i suoni! Dal tipo di suono posso capire non solo la loro posizione, ma anche perché sono di un certo numero e non di altro, e in quale luogo preciso si stanno dirigendo. Qui di fronte a noi, per esempio, vi sono sette roteanti che generano una luce che è incomprensibile per gran parte degli uomini di questa Terra. Essa ci sommerge e ci inonda di materia, ma noi ne vediamo solo una parte. Da quella parte invece vi è un centro dell’universo, poiché molti mondi vi girano intorno; e tutti si muovono, incessantemente.
Tu ti chiedi perché stai diventando adulto e conosci già il tuo destino; anch’io mi chiedo come mai sono un bambino e conosco mondi che nessun vecchio avrà mai il tempo di comprendere. Io non posso giocare oltremodo perché il destino mi ha dato questo potere; allo stesso modo, tu vivi il mondo degli adulti quando sei ancora un ragazzo. Ecco, sei come me. Seguirai il volo delle aquile e solo tu ne capirai il moto, amerai il cavallo e la sua forza mentre per altri sarà solo un animale da trasporto, guarderai un albero e vedrai un essere vivente, un altro guarderà lo stesso albero e vedrà solo legna. Osservi una donna e comprendi il suo mondo, un altro guarda la stessa donna e non vede altro che carne. Guardi le stelle, ascolti il vento, l’acqua del fiume scorrere e gorgogliare; altri invece girano la testa e passano oltre. È così: la differenza tra le cose è solo nella mente di chi le osserva, non certo in ciò che è osservato.
Non so dirti altro. Solo la pietà mi induce a confidarti che a volte sono triste come te. Perché non posso vivere come gli altri bambini, che giocano per gran parte del giorno. Deiwo Padre mi ha dato questo triste compito: quello di indicare delle vie, lo stesso compito che ha dato a te. E non possiamo godere di ciò che è proprio delle nostre età: correre, essere rimproverati, sbagliare sentiero, rompere gli oggetti, gridare quando c’è bisogno di silenzio, osservare le cose e non comprenderle. E questa condizione spesso è causa di immensa tristezza, infinita come questi boschi. Ecco, è il nostro destino. E quando ti troverai di nuovo a dispiacerti per un destino già segnato, pensami. Pensa al bambino di Aiso Grabba, che è più piccolo di Italo e indica le vie e non può giocare. E che tante volte deve sopportare la terribile vista di adulti che fuggono via da lui impauriti, umani che non hanno orecchie neanche per i suoni che essi stessi producono. Che Padre Deiwo ci accompagni! E che ogni cosa giunga a termine per come è stata voluta.

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6. Verità Fluusai
Entrò infine a Pandosia una donna che indossava una veste di scura canapa. I suoi occhi si posarono dapprima comprensivi e profondi su Serevkid, quindi sulla figlia orfana (l’inattesa ospite guardò la bellissima Futrei con tenerezza e intensità tali che Serevkid comprese che doveva essere una donna adusa agli eterei sentimenti). Portava un’ampia pelle d’orso; si avvicinò al corpo di Italo e gli guardò il viso a lungo, con sguardi che percorrevano avidi ogni angolo. Aprì la pelle dell’orso, si girò e senza parole chiese a Serevkid di poterla stendere sotto il corpo. La Lasciata Sola acconsentì, con un gesto del capo rivolto ai figli, a coloro che avrebbero dovuto sollevare il corpo inerte. Con triste attenzione, ogni cosa si svolse per come le volontà intimavano; il corpo fu alzato e l’ospite sconosciuta stese la pelle del Padre Orso sul giaciglio. Quando tutto fu finito, la donna stette qualche momento sul posto, quindi andò a sedersi tra le piangenti. In tale modo si faceva osservare dagli umani, lei che per gli spiriti pazienti era Verità Fluusai.

credits

released May 6, 2021
Music by Felice Campora.
The author of the cover image of Italo suite is Max Rega; it is a detail of the cover page of the book.

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Felice Campora Amantea, Italy

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